martedì 27 settembre 2011

H2SO4



… e per punirlo lo tramutò in un'orrenda bestia, e gettò un incantesimo sul castello e su tutti i suoi abitanti.
Vergognandosi del suo aspetto mostruoso, la bestia si nascose nel castello, con uno specchio magico come unica finestra sul mondo esterno. La rosa che gli aveva offerto la fata era davvero una rosa incantata e sarebbe rimasta fiorita fino a che il principe avesse compiuto 21 anni.Se avesse imparato ad amare e fosse riuscito a farsi amare a sua volta prima che fosse caduto l'ultimo petalo, l'incantesimo si sarebbe spezzato.In caso contrario sarebbe rimasto una bestia per sempre.Con il passare degli anni il principe cadde in preda allo sconforto e perse ogni speranza...Chi avrebbe mai potuto amare… una Bestia?
La Bella e La Bestia
Gli acidi usati in cosmetica per la preparazione di prodotti di bellezza sono ormai centinaia, con svariate origine e funzioni. Si va, così, dagli acidi usati per abbassare il pH dei preparati (shampoo, emulsioni, tonici) - quali l' Acido Lattico o l' Acido Citrico - agli acidi più complessi con una specifica funzione sulla cute. Tra i più recenti spiccano i derivati vegetali ad azione antiossidante, disinfiammante e cicatrizzante.
Corriere Salute 21 Novembre 2004



Il Bangladesh e il Pakistan sono diventati tristemente famosi per un tipo particolare di aggressione, terribile solo da immaginare. L’aggressione con l’acido è una barbarie rapidamente diffusasi in molti paesi, tra i quali oltre a Bangladesh e Pakistan si annoverano Cambogia, Afghanistan, India, e altri paesi asiatici, soprattutto in zone rurali.
Il primo caso documentato di aggressione con l'acido solforico documentato è avvenuto nel 1967, e da allora questo agghiacciante metodo di aggressione si è rapidamente diffuso. Quasi l’80% delle vittime è di sesso femminile e tra loro il 40% circa ha meno di 18 anni. Non solo donne, ma anche uomini, seppure in misura molto minore, sono stati sfigurati con questo terribile sistema, ma è ancora più atroce pensare che anche dei bambini sono stati vittime di quest’orrore. Anche se il numero di uomini vittima di aggressioni con l’acido sta aumentando, la maggior parte di queste aggressioni riconosce le sue radici nel più ampio fenomeno delle violenze di genere. La maggior parte dei lanci di acido sono diretti al volto, al fine di sfigurare la vittima in modo permanente e di cancellare il suo volto.
Secondo l’Acid Survivors Foundation solamente in Bangladesh si sarebbero verificati 2495 casi di attacchi con acido dal 2000 al 2007, con un trend verso la riduzione del fenomeno. Secondo dati ONU, ogni anno, nei paesi islamici sono assassinate circa 5000 donne e ragazze per motivi d’onore e sempre più spesso in questi Paesi è usato l’acido nelle aggressioni.
Il pretesto per sfigurare una donna con l’acido è quando mai vario: il rifiuto di una proposta di matrimonio, la vendetta di un marito provocata da un pretesto qualunque, l’infedeltà o la richiesta di divorzio, una dote ritenuta insufficiente, ma la vittima può anche essere il bersaglio occasionale di una vendetta familiare o lo strumento per esercitare pressione per la conclusione di un affare o di un contratto. Addirittura si può essere sfigurati per una ritorsione legata a divergenze di natura politica. In Afghanistan il semplice desiderio si frequentare la scuola può rendere bambine e donne vittime di questa crudele pratica punitiva.
Sfigurare una persona lanciandole sul volto acido solforico o cloridrico è un modo efficiente, semplice, a portata di chiunque, per aggredire e ferire gravemente, quando non per uccidere, ed è una ritorsione che vede in molti casi un’accettazione dell’operato del carnefice da parte del gruppo sociale in cui è commessa. Infatti, è usuale che l’aggressione sia considerata una giusta contromisura nei confronti della vittima o della sua famiglia, e che essa oltre ai terribili danni conseguenti all’aggressione, sia additata con biasimo per avere tenuto un comportamento ritenuto immorale o socialmente inadeguato. L’essere marchiata a vita può essere considerata la giusta ritorsione per una mancanza propria o della propria famiglia.
Gli aggressori sono spasimanti respinti, padri, mariti, vicini di casa. Molto spesso gli sfregiatori non agiscono soli, ma in gruppo: la vittima può essere immobilizzata in modo che non possa sfuggire al lancio dell’acido,
Un modo più subdolo di azione di gruppo è quella che produce accettazione sociale per il gesto compiuto l’aggressore che un clima di colpevolizzazione della vittima (“Che cosa hai fatto perché ti facessero questo?”). Può succedere che la vittima non sporga denuncia, addossandosi la colpa dell’accaduto e riferendolo a un incidente domestico, dicendo di essersi ustionata col fuoco o con liquidi bollenti, accidentalmente. Spessissimo, gli aggressori restano impuniti. Altrettanto spesso il destino delle vittime è di essere abbandonate dalla propria famiglia, ed emarginate dalla comunità, obbligate a vivere in disparte, e subire insulti e umiliazioni se si mostrano in pubblico.
L’acido si trova ovunque, ed è un’arma efficientissima. Il Bangladesh nel tentativo di reprimere il fenomeno dell’acid attack ha creato una legge per controllare la compravendita di acidi, Per il loro commercio occorre una licenza, ma chiunque può procurarselo facilmente al prezzo di circa 0,6 euro per un chilo: quanto basta a sfigurare una persona. Se non è possibile acquistarlo come prodotto per le pulizie basta svuotare una batteria per ottenerlo.
L’impatto dell’acido sui tessuti è spaventoso. In pochi secondi può distruggere un volto, se il contatto è con gli occhi la vittima può essere accecata all’istante. Nelle fotografie che ho guardato per scrivere quest’articolo ho visto spesso donne con che hanno perso gli interi bulbi oculari, e che hanno le orbite vuote. La pelle è letteralmente divorata fino all’esposizione dell’osso, che può essere anch’esso corroso, come anche i muscoli e i tendini, le donne perdono la vista, l’udito, la parola. I danni funzionali sono gravissimi, i movimenti del viso (masticazione, deglutizione, parola), possono essere completamente impediti. Non sempre si sopravvive se la superficie di contatto dell’acido è estesa (viso, collo, schiena, braccia). Il contatto con l’acido può “sciogliere” completamente gola, trachea, esofago, fra sofferenze atroci. E’ fondamentale che le vittime ricevano aiuto specialistico nei primi tre giorni dall’aggressione.
Nonostante le lesioni fisiche siano devastanti, i danni psicologici derivanti dallo shock dell’aggressione, dal dolore, atroce, dalle gravissime limitazioni funzionali ed estetiche, sono altrettanto gravi. In una società che riconosce alle donne come unico ruolo sociale quello derivante dall’essere moglie e madre, le gravissime deformazioni prodotte sul volto e sul corpo dall'azione dell'acido solforico impediranno per sempre a queste donne di vivere una vita accettabile e un posto nella società. Non potranno mai sposarsi, formarsi una famiglia e avere dei figli. Saranno per sempre condannate alla solitudine, additate e derise, costrette a nascondersi. Molte di loro si sono tolte la vita. Molte donne subiscono decine d’interventi chirurgici per cercare di recuperare i danni funzionali o estetici. In molti paesi, quando esistono, le strutture di chirurgia plastica sono assolutamente insufficienti ed inadeguate, e le cure sono lunghe, molto onerose e non sempre alla portata delle vittime. Uno dei motivi che hanno causato attacchi con l’acido è la convinzione (o la speranza) che la famiglia della vittima svenda i suoi beni per ottenere il denaro necessario per le cure mediche, e quindi creare la possibilità di fare un acquisto vantaggioso.
Il Bangladesh ha sottoscritto nel 1979 la Convenzione Onu per eliminare ogni forma discriminatoria contro le donne e l’ha ratificata nel 1984 senza che questo producesse grandi cambiamenti nella condizione femminile. Nel tentativo di lottare contro le aggressioni con l’acido il Bangladesh (ma anche altri governi) hanno inasprito le pene per questi crimini, varando nel 1995 una legge che prevede per questo reato la pena di morte (è sempre un reato premeditato). Dal 2002 ci sono stati però solo 190 processi, in cui 254 colpevoli sono stati condannati: 11 a morte, 89 a campi di lavoro. Ma le sole leggi non bastano, anche perché il sistema giudiziario del Bangladesh e la sua polizia sono considerati tra i più corrotti al mondo.
Questi dati confermano che solo un cambiamento radicale nell’opinione pubblica può produrre nel tempo una parificazione dei diritti delle donne, e la condanna sociale per questo e altri crimini compiuti, pare il caso di dirlo, sulla pelle delle donne.
Ci sono infatti segni positivi nella lotta contro gli attacchi con acidi da quando sono state intraprese campagne di sensibilizzazione dell'opinione pubblica Alcune organizzazioni internazionali sostengono concretamente le donne colpite dall'acido. Tra queste, l’Acid Survivors Foundation che è nata con la collaborazione dell’Unicef, mentre in Italia è conosciuto il Coopi (Cooperazione Internazionale), un'associazione di volontariato che si occupa dei Paesi sottosviluppati con lo scopo di raccogliere fondi per l'assistenza medica.
Oggi, grazie a campagne mediatiche in Bangladesh tutti sanno dire cosa occorre fare nel caso si assista a un attacco con l’acido, ossia mettere la vittima sotto l’acqua per allontanare e diluire quanto più possibile l’acido dalla cute e dagli occhi. Grazie al preziosissimo lavoro di queste e altre organizzazioni con sensibilizzazioni capillari, molte persone conoscono l’esistenza di un ospedale nella capitale, al Dhaka Medical College Hospital, dove le vittime di aggressione con l’acido possono ricevere assistenza sanitaria e legale. Molti sanno che esiste un numero telefonico per mettersi in contatto con questi servizi, così come molti in Bangladesh oggi sanno che ci sono nuove leggi più severe contro i crimini condotti con l’uso di acido. Questa consapevolezza è stata creata attraverso manifesti, opuscoli, annunci radiofonici e spot televisivi, articoli di giornale, rappresentazioni teatrali e manifestazioni pubbliche, grazie al lavoro di Monira Rahman dell’Acid Survivors Foundation. L’Acid Survivors Foundation ha anche creato una rete di voli interni a costo 0 per le vittime di queste aggressioni in grado di fare pervenire entro tre giorni le vittime al Dhaka Medical College. L’ASF ha fornito servizi al 50% delle vittime di aggressioni con l’acido.
Il COOPI (Cooperazione internazionale), è un’associazione di volontariato che opera nei Paesi in via di sviluppo dal 1965 con più di duecento progetti in 18 Paesi e con la collaborazione di ottanta volontari. Uno dei progetti in via di completamento è la costruzione in Bangladesh di un padiglione ospedaliero dedicato interamente a pazienti ustionati. Sono stati attivati ambulatori di fisioterapia rieducazionale, con formazione in loco di personale dedicato, e ci sono progetti in corso per programmi informativi e educativi nelle scuole, e centri di supporto psicologico alle donne ustionate con l'acido e alle loro famiglie.
Nel progetto sono anche coinvolti chirurghi plastici italiani che operano le pazienti più gravemente compromesse, ed è in fase di studio un progetto di specializzazione per chirurghi plastici in loco oltre che un progetto di reinserimento delle vittime nel contesto socioeconomico locale.

Storie
All'età di cinque anni Najaf Sultana è stata aggredita e ustionata con l’acido dal padre mentre dormiva, apparentemente perché non voleva avere un'altra femmina nella famiglia. Najaf diventa cieca e dopo essere stata abbandonata da entrambi i suoi genitori, ora vive con alcuni parenti. Ha subito 15 interventi di chirurgia plastica, il suo viso è totalmente privo di qualsiasi lineamento umano.

Bushra Shari è stata ustionata dal marito con perché voleva divorziare. Ha subito 25 interventi di chirurgia plastica.
Kulsooma, frequentava la terza media in Kashmir, e stava andando a scuola con il cugino Fauzia. Lungo la strada, 4 ragazzi le hanno gettato una bottiglia di acido sul volto. Kulsooma ha subito 25 interventi di chirurgia plastica. Dieci anni dopo è ancora terrorizzata. Parla raramente, solo con sua madre e a monosillabi.
Irum Saeed aveva solo 17 anni quando fu aggredita sul vicolo che la portava al college da un ragazzo che aveva rifiutato come marito. Lui le ha versato sul viso una brocca piena di acido. Mentre Irum cercava di proteggersi il volto lui le ha gettato l'acido residuo sulla schiena e le spalle. Ha subito 25 interventi di chirurgia plastica ed è priva di un occhio.
Saira Liaqat, è stata sfigurata a 16 anni dal marito perché la sua dote non era quella pattuita.
Mumtaz Bibi è stata orribilmente sfigurata dal marito perché si era opposta alla vendita delle sue tre figlie.

Saima Siddique è stata sfigurata con l’acido ad appena quattro anni da una zia invidiosa.

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