martedì 27 settembre 2011

Io non ci sto




Ho come l’impressione che le donne vere siano scomparse dalla faccia della terra. Seriamente, fatti venire in mente l’immagine di una donna, che so tua madre o tua sorella, la vicina di casa o la panettiera. Chiudi gli occhi e concentrati: ecco, devi fare uno sforzo per ripescarla dalla memoria. Facciamo che ti presento la mia tabaccaia. Sarà sulla sessantina, capelli di quel rossiccio topo morto con la permanente un po’ cotonata al vertice, gli occhiali con la lente bifocale mi porge i miei quattro pacchetti di Marlboro e fa sempre il conto con la calcolatrice. Tutte le volte mi chiede se voglio un sacchetto e tutte le volte dico no. Hai presente?

Scommetto che se solo ti fermi a pensarci qualche donna vera la trovi. Solo, appunto, non sei più abituato a considerare donne queste. Saranno i troppi Grandi Fratelli e la pratica del subrettaggio, ma dici donna e vedi culi, tette, labbra a canotto. Donne che stanno sostituendo nel pensiero collettivo quelle che tutti i giorni incroci per la strada. Sarà la mancanza della mini inguinale con tanto di passera al vento modello Brambilla, sarà che guidare col tubino di strass una Athos del 92 è scomodo, sarà quello che ti pare, ma tu dici donna e pensi qualcosa che non vedi mai se non attraverso il tuo 19 pollici Wide 16:9. Ci stai cancellando. Se quindi da un lato tu di donne non ne vedi più (rassegnati, è così, inutile che protesti, tu in realtà ti sei innamorato di uno scorfano inesistente, non è mica una donna, a ripensarci bene con tutta questa figa che c’è in giro, ma chi te lo ha fatto fare?) dall’altro hai finalmente nella testa la tua bambolina che dice sempre si. Bello vero? Ti avevano cercato di convincere che no guarda, donna uguale esemplare femmina di homo sapiens, cariotipo XX, essere pensante. Poi è finito tutto nel cesso. E le donne sono tornate a sparire. Colpa di chi? Di un vecchio puttaniere e della sua cricca? No-o. Delle donne stesse che hanno barattato la salita con la discesa sfruttando lunghe cosce e culi a mandolino? No-o. E’ colpa tua.

Di fondo già tu avevi qualche preclusione a pensare veramente di essere proprio pari pari alle donne. In fin dei conti l’esempio di mammà succube ce lo avevi ben presente, e se magari da ragazzino ti faceva anche incazzare poi crescendo tutto sommato, basta che ce sta’ o sole e le camicie stirate, si lascia correre. Poi però peccato ma hai dovuto venire a patti, perché sennò col cavolo che con 1100 euro al mese ce la facevi a comprarti telefonino, Tv al plasma, macchina e ferie. Quindi, orgoglio ferito a parte, hai dovuto accettare che le donne lavorassero. E quindi fare anche finta che si cavolo, aiuti anche tu, sposti almeno un piatto dal tavolo alla settimana, sei un eroe. Come Mangano.

Ci si poteva anche cominciare a patteggiare, quando si sa, la donna è mobile, ti hanno illuminato. Donne che lavorano? Tutte cazzate. Sacrificio e abnegazione? Mavalà. Donne che si fanno tre volte il culo che ti fai tu? Ma quando mai. E’ proprio come avevi sempre pensato, è solo zoccolaggine. E poi tu lo hai sempre detto, fossi donna la darei via come il pane. Ma ci voleva una svolta, una legittimazione. Lo dovevano fare tutte [cfr Così fan tutte, ossia La scuola degli amanti, W. A. Mozart] perché sennò queste negano. Quindi non puoi che avere gioito guardando la fabbrica delle puttane che ci viene proposta tutti i giorni.

Allora non è vero che era più brava la Wanda quando l’hanno presa come settimo livello, sicuramente deve averla data via al Rossi, e lo meritavi certo tu quel posto, anche se lei parla due lingue e ha una laurea. Consolante.

Poi leggo il Corriere e sono sconcertata dal fatto che si possa scrivere su una testata nazionale prestigiosa questo:


Una donna che sia consapevole di essere seduta sulla propria fortuna e ne faccia - diciamo così - partecipe chi può concretarla non è automaticamente una prostituta. Il mondo è pieno di ragazze che si concedono al professore per goderne l'indulgenza all'esame o al capo ufficio per fare carriera. Avere trasformato in prostitute - dopo averne intercettato le telefonate e fatto perquisire le abitazioni - le ragazze che frequentavano casa Berlusconi, non è stata (solo) un'operazione giudiziaria, bensì (anche) una violazione della dignità di donne la cui sola colpa era quella di aver fatto, eventualmente, uso del proprio corpo.

Piero Ostellino. Un liberale.

Che poi deve replicare al coro di meritatissimi vaffa come segue:


Se la funzione di un (ex) direttore è (anche) quella di fare opera maieutica sui propri (ex) redattori vi dirò che voi confondete un giudizio di fatto – che nella storia le donne siano state sempre consapevoli di stare sedute sulla propria fortuna e alcune l’abbiano volentieri «condivisa»; una ironica citazione letteraria per non usare un’espressione più cruda - con uno di valore (è giusto sia così). Machiavelli ne sarebbe inorridito; io non ne sono sorpreso perché questo è un errore in cui incorrono spesso gli italiani che - non avendo letto né Machiavelli, né Croce, né Bobbio - se la prendono col mondo come è e ne sognano uno dove, per restare al caso, le donne (certe donne) non la danno in nome di un’Etica collettiva, manco a dirlo «condivisa», e tutti vivono felici, contenti e virtuosi. Invece, ahimè, non è così. Io ho solo scritto che una donna dovrebbe essere libera di usare il proprio corpo come crede – «l’utero è mio e me lo gestisco io», l’antica e legittima rivendicazione femminista della quale ora ci si scorda perché a esserne partecipe è il Caimano – rispondendone solo alla propria coscienza, senza per questo essere marchiata come una puttana. Il mio era un principio liberale; non un invito a darla.

Che gli dico a questo, che l’ho letto Croce? Che il suo intervento è peggio di un invito a darla, ma è una legittimazione all'USARLA? Desolante. Non vorrei essere sua figlia.

Insomma, è come avevi sempre pensato, niente altro che conferme. Del resto si sa che se qualcuno si vende e qualcuno compera, l’immorale è sempre quello che si vende, chi compra è un furbo, un ganzo, e quindi in fin dei conti che male c’è. Certo un minimo ti lascia perplesso se poi l’utilizzatore finale è un altro ma il conto lo paghi tu, se non c’è un poliziotto di pattuglia perché sono a fare la scorta alle escort e se una detartrasi fatta bene (la detartrasi che hai capito) rende dodicimila euro al mese che paghi anche tu. Ma sono dettagli.

Ripensandoci bene si può sempre che so, usare una figlia, o una sorella, che ci sistema tutta la vita a cinquemila euro a botta, anche se dal mio punto di vista non ho capito perché dovrebbe sistemare anche te. L’apparecchio ai denti e il corso di danza moderna dici? Ah, beh, allora non era amore ma calcolo.

Ma poi pensandoci bene non è mica prostituzione e sfruttamento, è solo un gioco goliardico, come quello alla tv. Al massimo, un po’ di casino e due o tre serate in discoteca ci saltano fuori. Ci sistemiamo.

Che dici, non ti riconosci in questo? Non sei tu? Ah beh, allora dillo. Ma dillo forte. Che ci sono donne meravigliose vecchie e giovani, belle e brutte, grasse e magre, che vedi tutti i giorni, che fanno il pane, che mettono pace makers, che guidano aerei e vecchie panda scassate, che ti sono madri, mogli, sorelle figlie ed estranee, e che non appartengono a questo modello di donna che vogliono farti credere essere l’unico. Dillo forte che una banda di decadenti finti goduriosi che benedicono tutti i giorni Pfizer perché sennò col cavolo che riuscivano a ciulare a ottant’anni e con la prostata, per chi ce l’ha ancora, contornata da una sparuta schiera di sex workers non sono il mondo vero e la vita vera. La mia no di sicuro, e spero che non sia nemmeno la tua.

Troppo difficile andare in piazza a dire “Io come uomo non mi riconosco in uno stile di vita come questo, ripudio la mercificazione della donna, sono totalmente estraneo a ogni forma di sfruttamento della prostituzione e non presto il mio sostegno nemmeno in forma di silenzio, perché i miei valori, quelli che trasmetto ogni giorno con il mio impegno e il mio esempio, non sono compatibili con questo schifo”?

Va bene, non ci andare. Ma non pensare nemmeno lontanamente di strumentalizzare per i tuoi scopi ogni azione di quella gran parte di donne che lotteranno per sovvertire questo laido messaggio, non pensare che accetteremo una strizzatina d’occhio in cambio del nostro certificato elettorale, non pensare che reagiremo con la messa in piega.

Io, che da sempre parlo per me, ti sti chiedendo apertamente da che parte stai. Perché se prima era dialogo ora è pretesa, o con me o contro. Scegli. Io non mi farò cancellare, giuro.

Fulvia

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