martedì 27 settembre 2011

Soldatini di latta


"Ho trascorso sette anni con i ribelli del Fronte rivoluzionario unito. Sette anni in cui morte, violenza, distruzione era la normalità: per me, come per tanti altri miei coetanei costretti a combattere una guerra assurda. Ora la mia vita non ha più senso. Non riesco a trovare una spiegazione a tutto quello che è successo, a perdonarmi le atrocità che ho commesso, a dimenticare le persone che ho ucciso”. Moses, Sierra Leone.
”Non so quante persone ho ucciso (n .d. A.) perché io sparavo con il bazooka. Tutto questo è un fardello pesante da sopportare, ma devo andare avanti per queste creature”. Rosy, 17 anni, confinata in un campo per gli sfollati interni nella zona di Pader, 6 anni trascorsi con i guerriglieri dell'Esercito di resistenza del Signore. Vive con due figli, nati da altrettanti stupri, è in attesa del terzo.
“Un ragazzo cercò di scappare dai ribelli, ma lo presero. Le sue mani erano legate e loro ci chiesero di ucciderlo. Mi sentii male. Lo conoscevo da prima. Venivamo dallo stesso villaggio. Rifiutai di ucciderlo e mi dissero che mi avrebbero sparato. Mi puntarono contro un fucile, così dovetti farlo. Il ragazzo mi chiese: ‘Perché lo fai?’, risposi che non avevo scelta. Dopo che lo uccidemmo, ci fecero bagnare le braccia nel suo sangue. Dissero che dovevamo farlo, così non avremmo più tentato di scappare. Ancora sogno quel ragazzo del mio villaggio che ho ucciso. Lo vedo nei miei sogni e lui mi parla e dice che l’ho ucciso per niente. E io piango”. Susan, rapita dalla LRA.


http://www.solidarietainternazionale.it/anno-xxi/n-4-5-apr-mag-2010/2577-bambini-senza-voce-adulti-senza-udito.html


Sono 300.000 i minori di 18 anni attualmente impiegati in guerra come soldati in almeno 17 conflitti armati nel mondo e il loro numero è destinato a crescere ulteriormente, rappresentando una realtà orribile che vede coinvolti 85 paesi nel mondo, 86 aggiungendo il Regno Unito che arruola ancora minorenni. I bambini di entrambi i sessi, hanno più frequentemente età compresa tra i 15 e i 18 anni, ma è crescente il coinvolgimento di bambini e bambine età inferiore, i più giovani hanno circa 7 anni di età, reclutati in eserciti governativi, gruppi paramilitari, milizie civili e in gruppi armati non governativi. Il fenomeno non è nuovo nella storia dell’umanità. Erano bambini i tamburini degli eserciti di napoleone che marciavano in prima fila e cadevano come mosche sotto il fuoco dell'artiglieria nemica, e tutti ricordiamo la piccola vedetta lombarda di De Amicis. Erano appena dodicenni gli Hitlerjugend schierati alla difesa di Berlino nel ’45, ed erano bambini, spesso orfani e utilizzati in missioni suicide, e “figli del reggimento” dell’Armata Rossa staliniana.
Si sperava di non rivedere questi orrori dopo il bagno di sangue planetario della II WW e dopo la nascita dell’ONU. Invece il fenomeno del baby soldiers è in preoccupante crescita e inoltre quello che appare in preoccupante aumento è il numero di minori coinvolti in maniera attiva in azioni di guerra o guerriglia. Il ruolo arruolamento è a volte volontario e a volte coercitivo. In Etiopia negli anni ’90 giovani e adolescenti erano prelevati per strada nei villaggi, così come sono stati prelevati dalla scuola e arruolati con la forza adolescenti tra i 15 e i 18 anni in Myanmar. A volte i ragazzi erano rilasciati dietro pagamento di un riscatto da parte delle famiglie.

Una mappa, parziale, del fenomeno

Angola, Burundi, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia; Liberia, Ruanda, Sierra Leone, Sudan, Algeria e Uganda e in un recente passato per la presenza di una guerra civile il Mozambico sono gli stati Africani in cui è frequente l’impiego di bambini soldato, mentre esiste un mercato di bambini-soldato destinati alla guerriglia e provenienti da Namibia o Kenya, che vede coinvolta un’associazione chiamata Lord’s Resistance Army.  Costituita nel 1987 con sede nell’Uganda del Nord, e guidata da un sedicente portavoce di Dio, Joseph Kony, è impegnato in una ribellione armata contro lo stato Ugandese con lo scopo di costituire uno stato teocratico basato sui dieci comandamenti e sul nazionalismo Acholi. Gli Acholi sono un popolo appartenente al ceppo etnico dei Nilotici e sono originari dell'area chiamata Bahr el Ghazal, nel sud del Sudan.
Durante il periodo coloniale inglese dell'Uganda i britannici incoraggiarono lo sviluppo politico ed economico nel sud del paese, in particolare tra i Baganda. Al contrario, gli Acholi fornirono gran parte del lavoro manuale nazionale e giunsero a comprendere la maggioranza dei militari, creando quella è stata definita come una "etnocrazia militare ", che diede vita nel 1965 a un colpo di stato del generale Acholi Tito Okello. La Lord’s National Army insorse contro il governo ugandese, che ha messo in atto dal settembre 1996 una politica di sfollamento forzato degli Acholi in campi per sfollati il cui numero si è ampliato fino a comprendere tutta la popolazione Acholi rurale di quattro distretti, in altre parole un milione di persone. Questi campi hanno il tasso di mortalità più alto del mondo, con una stima di 1.000 decessi/settimana.
Secondo un’indagine pubblicata nel marzo del 2010 dalla BBC nel dicembre 2009 la LRA ha massacrato almeno 321 persone nella Repubblica democratica del Congo (massacro Makombo). I morti sono stati verificati dalla Croce Rossa e dalla Human Rights Watch. Almeno ottanta bambini di entrambi i sessi sono stati catturati, i ragazzi per essere usati come combattenti, le ragazze sono state usate come schiave sessuali per i membri del LRA.
La LRA opera principalmente nel nord Uganda, ma anche in alcune parti del Sudan, Repubblica Centrafricana e Repubblica Democratica del Congo, ed è attualmente considerata organizzazione terroristica dagli Stati Uniti.
In Liberia erano circa 20.000 tra bambini e adolescenti appartenenti a diverse fazioni combattenti, pari a un quarto dei soldati in totale, e il Fronte Nazionale Patriottico della Liberia arruolava un’unità di soldati di età compresa tra i sei anni e i venti. La Resistência Nacional de Moçambique, in Mozambico, per esempio, vantava 10.000 baby soldiers, alcuni di sei anni di età.
Iraq, Turchia, Yemen ricorrono in forma massiccia all’utilizzo di bambini soldato, educandoli già nelle scuole a una vita militare violenta. In Afghanistan i bambini sono istruiti, addestrati e indottrinati nelle “madrasas” islamiche del Pakistan, mentre in Myanmar, Sri Lanka, Cambogia, Indonesia, Aceh, Papua e Kalimantan, minori sotto i 15 anche 10 anni sono reclutati come soldati. Le bambine una volta terminato il loro utilizzo come soldati sono molto spesso avviate alla prostituzione.
In Cambogia, da una rilevazione effettuata negli ospedali militari, è emerso che il 43% degli intervistati era stato arruolato tra i 10 e 16 anni.
Nel continente americano bambini soldato sono impiegati in Colombia, Perù, Messico e Paraguay, mentre gli USA sono ricorsi ai bambini soldato per conflitti del Golfo del ‘91, in Somalia e in Bosnia.  Apro una parentesi per segnalare che il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, in virtù della loro collaborazione nella lotta al terrorismo internazionale, ha concesso una deroga ai finanziamenti militari di Ciad, Sudan, Repubblica Democratica del Congo e Yemen, mentre non ha concesso la stessa deroga a Birmania e Somalia. Lo stesso Dipartimento di Stato Americano accusa questi stessi Paesi di reclutare minorenni nei loro eserciti, ma ha concesso le deroghe in spregio al Child Soldiers Prevention Act, del 2008, che proibisce agli USA di destinare fondi e aiuti militari a Paesi che reclutano minori di 18 anni nei loro eserciti.
In Bosnia-Erzegovina, in Kosovo, in Macedonia, in Cecenia, Nagomo-Karabakh, Albania, Russia sono stati utilizzati baby-soldiers, e il Regno Unito è al momento l’unico paese europeo che manda in combattimento minorenni: l’età limite per l’arruolamento nella Marina inglese è di 16 anni. L’esercito UK ha spedito 17 minori nei Balcani e 381 nella Guerra del Golfo, dove uno morì. Anche l’Italia permette l’arruolamento di soldati volontari e sottufficiali a diciassette anni.

Perché arruolare un bambino

Paradossalmente questo incremento della presenza di bambini nelle azioni di guerra nasce anche da un progresso tecnologico, che ha reso le armi molto più maneggevoli ed economiche, tali da potere essere agevolmente utilizzate anche da bambini di 10 anni. Imparano a usarle in fretta, hanno buona manualità. Il processo d’indottrinamento di un bambino è più facile, e inoltre obbediscono più facilmente agli ordini e si ribellano meno frequentemente di un adulto. E’ più facile imporgli di attraversare un campo minato. I bambini costano meno rispetto a un adulto, sono merce facilmente disponibile e facilmente rimpiazzabile. Inoltre, l’allungamento dei conflitti ha ridotto il numero di adulti disponibili per i combattimenti.
Qualcuno sostiene che alcuni ragazzi aderiscano come volontari, ma è sul concetto di volontarietà occorre discutere. Molto spesso sono poverissime hanno necessità di procurarsi un reddito seppur minimo, laddove a volte sono le loro famiglie a spingerli all’arruolamento, soprattutto quando il salario è versato alla famiglia, e comunque l’allontanamento di questi bambini permette un risparmio di cibo. Parallelamente alla povertà economica, un altro fattore che gioca nell’arruolamento volontario è l’analfabetismo, soprattutto nei paesi sottosviluppati, in cui realtà di marginalizzazione sono molto frequenti.  Spesso le famiglie sono convinte di affidare il loro bambino a dei benefattori, e di agire nel modo migliore pe loro. In realtà in cui i bambini e gli adolescenti sono presenti in gran numero, analfabeti e senza un altro futuro possibile, l’arruolamento diventa una possibilità. In Myanmar nel 1990 tra 5000 soldati del gruppo di opposizione armato Karen 900 soldati erano di età inferiore ai 15 anni, e per il loro arruolamento erano offerti alle famiglie cibo e capi di vestiario.
Molti sono bambini abbandonati.
Non da trascurare nell’elenco delle cause il baratto tra il proprio arruolamento e la tutela della famiglia di origine, che avviene in situazioni di facile ricattabilità.
Non va dimenticato inoltre che parliamo di bambini, e quindi anche il senso dell’avventura gioca un ruolo nella “scelta” dell’arruolamento volontario.  La creazione del mito del martirio attraverso l’indottrinamento religioso è un altro metodo con il quale si addestrano giovani da impiegare in guerre e guerriglie, anche attraverso la formazione di Kamikaze. La Shahada (traducibile con martirio) è uno dei cinque pilastri del credo, e come spiega la stessa radice araba della parola, il martirio è il diventare un modello per gli altri. Uno Shaid vede e che testimonia la verità ed è pronto a sacrificarle la propria vita.

Insegnare a uccidere

Insegnare a uccidere ad un bambino è più facile rispetto a un adulto, per le caratteristiche psicologiche proprie della loro età, così come per la loro buona capacità fisica. I bambini sono raramente considerati come minacce e questo rende vantaggioso il loro impiego anche in tenera età come portatori, staffette, informatori, spie, mentre rappresentano una buona risorsa a basso costo nell’utilizzo come sminatori. Arrivando a un’età superiore di circa 10 anni, sono in grado di imbracciare un AK-47.
La persuasione si basa molto spesso su brutalizzazioni inenarrabili e su riti d’iniziazione che possono arrivare al cannibalismo, così come all’esposizione intenzionale a situazioni di estrema violenza allo scopo di produrre indifferenza a sofferenza e morte. Per meglio avviarli al combattimento a volte sono segregati e sottoposti a torture e abusi fisici, mentre non infrequente è la costrizione a compiere atrocità contro gli stessi membri delle loro famiglie o comunità. Fronte Unito Rivoluzionario della Sierra Leone nel 1995 addestrava alla guerra i bambini facendoli assistere e partecipare a torture ed esecuzioni di loro stessi genitori, per poi inviarli in altri villaggi a ripetere gli stessi atti di violenza. La stessa pratica è stata documentata in Afghanistan, Mozambico, Colombia, Nicaragua.
Oltre al terrore e all’orrore un altro metodo di persuasione è l’utilizzo di droghe e alcool, allo scopo di creare dipendenza verso il proprio comandante, annullare la paura e aumentare la resistenza fisica. Il bambino che tenta la fuga o che si ribella è spesso torturato o ucciso.
Per molto tempo la situazione delle bambine-soldato è stata sottovalutata. I motivi della sottovalutazione sono riconducibili ad almeno punti: la sottostima del loro numero, la loro mancata considerazione come “soldati” a tutti gli effetti, la loro classificazione come donne e non come bambine per il fatto di avere figli. Restano simili i metodi di addestramento alla guerra delle bambine, che normalmente ricoprono vari ruoli. Anche se l’uso sessuale delle bambine è il più frequente, sono sempre coinvolte in compiti militari quali il combattimento, il trasporto di mine ed esplosivi, lo svolgimento di lavori domestici. Le Tigri tamil dello Sri Lanka impiegano un gruppo di adolescenti spesso orfane chiamate “Uccelli della libertà” per compiere azioni suicide con l’esplosivo, perché le bambine sfuggono più facilmente ai controlli del governo.  Il rischio maggiore che corrono le bambine é quello dello stupro e della schiavitù sessuale.  Il Rapporto Machel pone l’accento come lo stupro nelle aree di guerra non sia considerato come crimine di guerra a differenza di quanto accade per la tortura e l’omicidio, ma un evento tragico ma inevitabile del conflitto. Diretta conseguenza è l’impunità nei tribunali di guerra di chi usa o stupro come arma. Chi ha vissuto negli anni del conflitto nell’ex Jugoslavia in età di ragione, come me, ricorda ancora la pratica dello stupro etnico, inscritto nella pulizia etnica, in cui si stupravano le donne per indurre il terrore e la fuga da determinare aree, obbligando le donne a gravidanze di bambini concepiti con il seme del nemico e molti di noi ricordano i suicidi, gli aborti e gli infanticidi che sono seguiti a questa pratica. Molte donne si sono suicidate per non partorire questi figli del nemico.
In Uganda, le ragazze rapite dal Lord’s  Resistance Army sposano coattivamente i responsabili militari, e in caso di morte del coniuge sono assegnate a un nuovo responsabile dopo una cerimonia purificatrice. La loro comunità di origine le identifica come “mogli dei ribelli” e i loro figli come “figli dei ribelli” e se e quando ritornano nella comunità di origine ne subiscono l'ostracismo e sono colpevolizzate per l’accaduto. Mentre a volte i bambini soldato sono rilasciati, la nascita dei figli rende più difficile l’ottenimento della libertà delle femmine, che sono tenute prigioniere e non rilasciate perché “mogli”.

Le conseguenze

I bambini coinvolti in conflitti armati sono spesso uccisi o feriti durante i combattimenti o nello svolgimento delle altre attività. Sono costretti a impegnarsi in attività rischiose, come maneggiare esplosivi. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità i conflitti armati e la violenza politica sono responsabili per la presenza di 4.000.000 di bambini mutilati o disabili. Le conseguenze dell’esplosione su una mina sul corpo di un bambino sono spesso molto più gravi di quelle che occorrono nel corpo di un adulto. L’amputazione di un arto in un bambino che non ha raggiunto il pieno sviluppo fisico può significare la necessità di sostituire una protesi d’arto ogni sei mesi, e sono molte le famiglie che non possono permettersi le cure lunghe e onerose di una riabilitazione. Le bambine hanno minore accesso alla riabilitazione rispetto ai maschi. Le malattie sessualmente trasmesse e tra queste l’infezione da HIV, la dipendenza da droga e alcol, problemi di vista e udito generati da cause traumatiche, tutte le malattie carenziali e da scarsa igiene, le gravidanze e gli aborti precoci e ripetuti sono solo alcuni dei problemi sanitari che si riscontrano in questi bambini.
I danni riportati dai bambini soldato non sono solo fisici. Questi bambini hanno veramente visto l’inferno.  Spesso hanno assistito alla morte violenta dei loro genitori, qualche volta li hanno assassinati loro stessi sotto la minaccia delle armi come rito d’iniziazione, hanno visto orrori indicibili, hanno assassinato spesso in maniera atroce molte persone, uomini, donne, bambini.  Moltissimi vivono la consapevolezza della colpa, Non hanno fiducia nelle persone, possono essere estremamente aggressivi e non riuscire a controllare la loro aggressività, e la loro presenza nel posto di provenienza può essere un problema sociale. L’emarginazione è la regola.
Difficilissimo il reinserimento in ambito sociale, scolastico e lavorativo sono a tutti gli effetti dei disadattati. Le ragazze, che spesso sono intrinsecamente più fragili come madri sole, sono molto spesso avviate alla prostituzione.  Sempre nel giù citato rapporto Machel del 1996, si evidenzia che in 6 su 12 Paesi, l'arrivo dei peacekeeping è coinciso con un aumento della prostituzione minorile.

La speranza

Non si può navigare in quest’orrore senza accennare alla speranza.  Che cosa è necessario fare, che cosa è possibile fare per porre fine a questo scempio?
E’ molto importante e urgente che si raggiunga un accordo globale che vieti la partecipazione di minori negli scenari di guerra e che siano varate misure di sostegno e recupero dei bambini ex soldati. Ritengo che non sia sufficiente la sottoscrizione di uno o più trattati che potrebbero e sono ampiamente disattesi dagli stati firmatari a impedire il fenomeno, ma intanto alcuni punti nelle proposte lette nella lunghissima ricerca delle fonti di quest’articolo mi paiono rilevantissimi.
Fondamentale è che tutti gli stati del pianeta impediscano il reclutamento di minori di 18 anni nei loro eserciti, o in qualsiasi altra organizzazione a carattere militare o paramilitare. Importante è anche sottrarre i bambini ai gruppi militari che li impiegano, e questo può essere almeno in parte impedito con misure legali, favorendo tutte le misure d’indagine e processando sistematicamente chiunque vanga accusato di reclutare o adoperare bambini in gruppi armati. E’ fondamentale che siano inclusi in tutti gli armistizi e accordi di pace diposizioni per il disarmo, la smobilitazione e il reinserimento sociale dei baby-soldiers, con misure che tengano conto del contesto e delle realtà locali in cui è attuato il disarmo. Mi pare di primaria importanza che il reato di stupro di guerra oltre che di quello d’impiego di soldati bambini sia dichiarato crimine di guerra e sancito da tribunali militari, e l’istituzione di una giurisdizione universale per questi crimini, così come mi pare fondamentale la creazione di strutture specifiche per le bambine soldato con programmi di tutela anche dei loro piccoli. I bambini soldato devono potere godere dello status di rifugiato politico in modo da proteggere coloro che sono stati reclutati o usati nelle ostilità.

Links e fonti

Child Soldiers, Global Report, 2008
Amnesty International, Old Enough To Kill But Too Young To Vote, IOR 51/01/98, Londra, 1998
Mukasa, Henry. "Uganda: Kony Rebels Kill 400 Congo Villagers. Africa.com. Retrieved 2009-01-03
Branch, A. 2008. Against Humanitarian Impunity: Rethinking Responsibility for Displacement and Disaster in Northern Uganda. Journal of Intervention and Statebuilding 2(2): 151-173
Lord's Resistance Army, GlobalSecurity.org
http://www.bambinisoldato.it/IMG/pdf/GR_Introduzione_traduzione_20-05-08_def.pdf
http://www.secondoprotocollo.org/?p=1863
http://www.un.org/children/conflict/english/reports.html
http://archiviostorico.corriere.it/1999/luglio/30/Onu_disarmiamo_bambini_soldato_co_0_9907305265.shtml



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