martedì 27 settembre 2011

Le bambine mancanti





Le informazioni sulla pratica dell’infanticidio femminile in India prima dell’arrivo del governatorato inglese erano piuttosto scarse. Era noto che fosse diffusa in tutti gli stati del nord e del centro tra le caste alte e di origine guerriera ( Rajput, i Jat, gli Ahir, i Gujar e i Khutri). 


Nel 1808 nell’attuale provincia di Vadovara (precedentemente Baroda), in 1.250.000 famiglie di Jadeya Rajput venivano uccise ogni anno circa 20.000 neonate. In Punjab nel 1851 nella casta Sikh dei Bedi non nascevano femmine da 400 anni, mentre in Uttar Pradesh nel 1856 in 78 villaggi su mille bambini di età compresa tra 0 e 6 anni 721 erano maschi e 129 femmine (Vishwanath L.S., "Effort of Colonial State to Suppress Female Infanticide", Economic and Political Weekly, 33, 1998, n. 19, pp. 1104-112.).


Nel 1870, con il Female Infanticide Act, il governo Britannico prese posizione contro l’infanticidio delle femmine rendendolo un atto criminale punibile dalla legge. Il risultato di questa legge fu che non risolse il dramma dell’infanticidio ma rese la pratica più segreta, rendendo di fatto impossibile una stima numerica del fenomeno e ancor meno la disponibilità di dati provenienti da organi ufficiali di governo. Sono comunque presenti dati da studi svolti da organizzazioni accademiche, associazioni non governative, ricercatori indipendenti o commissionati da uffici governativi specifici dei singoli stati, riguardanti aree ristrette già riconosciute per l’elevata incidenza della pratica, prevalentemente nelle regioni a Nord dell’India.


Ci sono infatti differenze tra il nord, dove lo squilibrio demografico a favore dei nati di sesso maschile è ampiamente documentato, e il sud dell’India. La diversa incidenza può essere in parte spiegata da ragioni storiche. Nell'India del Nord si sono succedute moltepl invasioni con la necessità di una forte presenza di guerrieri uomini per la difesa del territorio, laddove le donne, oltre a non essere utili nella difesa rappresentavano l’anello debole della struttura sociale in quanto necessitavano di protezione, oltre che essere colpevoli di macchiare l’onore della famiglia quando violentate dagli invasori. (Patel R., "The Practice of Sex Selective Abortion in India: May You be The Mother of a Hundred Sons", Carolina Papers, 3, 1996, n. 1.). 


Nel distretto di Bhindin in cinque villaggi caratterizzati da sex ratio sfavorevole al genere femminile una ricerca evidenziò la presenza di un numero di donne particolarmente basso tra alcune caste: la discrepanza di genere maggiore venne rilevata tra i Gujar, con 392 donne ogni 1000 uomini, seguiti dagli Ahir con 400/1000 e dai Rajput con 417/1000. Queste osservazioni concordano con l’interpretazione del fenomeno data da Patel, poiché le caste citate hanno origine guerriera e appartengono ad alti strati della società. Inoltre queste stesse caste appartengono a quelle citate nei rapporti inglesi del periodo coloniale come ad elevata prevalenza di infanticidio, confermandone così la continuità storica. (Premi M.K., Raju S., "Born to Die: Female Infanticide in Madhya Pradesh", in Search Bulletin, 13, 1998, n.3, pp. 94-105).


Anche la tradizione secolare dell'ipergamia, ovvero l’usanza di dare in moglie le donne ad uomini di status sociale superiore rendeva e rende difficile, allora come oggi, ed economicamente estremamente oneroso per una famiglia di alta casta, trovare uno sposo adatto per una figlia, anche perché durante la cerimonia matrimoniale viene stabilita la superiorità della famiglia dello sposo rispetto a quella della sposa. Il matrimonio di molte figlie ha la valenza di ripetute sottomissioni che minano il prestigio e la fierezza delle caste guerriere.


L’Adhiti, un’organizzazione non governativa, è impegnata dello stato del Bihar con numerosi progetti di istruzione e di finanziamento diretti alle donne, e tra questi progetti iniziò nel 1990 un programma di addestramento sanitario rivolto alle 68.000 levatrici operanti in sette distretti geograficamente contigui dello stato. Attraverso questo progetto emerse il ruolo svolto dalle levatrici nella pratica dell’infanticidio femminile. Il compenso percepito per l’assistenza al parto infatti è doppio se il nascituro è maschio, e nel caso sia femmina, sale di dieci volte se al momento del parto “risolve” l’imbarazzante problema della nascita di un figlio di sesso sbagliato. Sono le stesse levatrici ad ammettere di assassinare almeno due bambine a testa al mese, per un numero orientativo di 1.632.000 infanticidi annui (Sudha S., Irudhaya Raja S., "Intensifing Masculinity of Sex Ratio in India: New Evidence 1981-1991", Working Paper, 288, Thiruvananthapuram, Centre for Development Studies, 1998.).


Le modalità con le quali viene erogata la morte sono terribili e esulano da questo mio scritto, ma comprendono avvelenamento, soffocamento, annegamento, la morte per mancata assistenza. Non sempre la morte sopraggiunge in maniera rapida ed indolore.L'infanticidio è un metodo di pianificazione familiare e poiché non si desidera limitare in toto il numero delle gravidanze ma solo la presenza di figlie femmine l'uso di anticoncezionali non viene preso in considerazione.……Dal 1995 Mumbai è il nome ufficiale della città di Bombay, tredici milioni di abitanti. Il nome "Mumbai" etimologicamente deriva dall’unione di due parole in lingua marathi, il nome della dea indù Mumbadevi e da Aai, madre. Un lavoro pubblicato nel 1988 (Gangrade, K.D. (1988). Sex Determination – A Critique. Journal of Social Change, Vol. 18 No. 3, Pp. 63-70) ha evidenziato che su 8000 feti abortiti nei sei ospedali della città dedicata alla dea-madre 7999 erano di sesso femminile.


La conoscenza di metodi per la determinazione del sesso del nascituro hanno reso possibile la nascita del fenomeno dell’aborto selettivo come strumento di soppressione delle femmine, fenomeno così diffuso da indurre il governo indiano nel 1994, con una legge, a vietare la determinazione del sesso del feto e a punire l’uso non legittimato da motivi di ordine clinico di tecniche di diagnosi prenatale. Questo divieto non ha prodotto alcun risultato e non c’è mai stata dal 1994 ad oggi nessuna condanna per violazione del Pre-Natal Diagnostic Techniques, né tra i medici né tra le gravide (Mudur G., "Indian Medical Authorities Act on Antenatal Sex Selection", British Medical Journal, 14 Agosto 1999). Il divieto di utilizzare metodiche come l’amniocentesi col solo scopo di determinare il sesso del feto viene seguito prevalentemente nelle strutture pubbliche, favorendo il fiorire di strutture private che aggirano la legge e alzano il prezzo degli esami.Il metodo più diffuso di diagnostica prenatale utilizzato allo scopo di identificare il sesso fetale è l’amniocentesi che viene effettuata in maniera estensiva perfino in aree rurali e a volte in condizioni di assistenza sanitaria pessime, seguito dall’ecografia prenatale, che per la facile trasportabilità delle apparecchiature può raggiungere anche angoli remoti dell’India.


La pratica dell’aborto selettivo attenua la responsabilità morale che deriva dall’infanticidio delle femmine. Pur essendo visto come un crimine secondo lo studio delle sacre scritture hindu, e pur essendo moralmente esecrabile in molti contesti sociali indiani, a differenza di quanto succede con l’infanticidio, l’aborto non è illegale in India e può essere eseguito a discrezione del medico entro la ventesima settimana di gestazione.In un’intervista condotta tra donne indiane del Punjab, sorprendentemente, nonostante il 72% delle intervistate ritenesse l’interruzione della gravidanza un peccato assimilabile all’omicidio e un rifiuto al compimento della volontà divina, il 95% delle stesse donne si dichiarava favorevole all’aborto se il feto fosse stato di sesso femminile (Kaur M., "Female Foeticide: A Sociological Perspective", The Journal of Family Welfare, Marzo, 39, 1993, n. 1, pp. 40-43.).Non è possibile, anche data la recente comparsa della pratica dell’aborto selettivo e la relativa mancanza di dati, conoscere il numero di feti abortiti ogni anno in India dopo determinazione del sesso del nascituro, anche perché si ipotizza un numero elevato di casi non notificati poiché le attrezzature per questa pratica possono consistere in un ecografo portatile e in qualche ferro chirurgico. Secondo una stima autorevole ogni anno almeno 5.000.000 di feti femminili vengono abortiti (Ramachandran S., "Indian Religious Leaders Decry Killing of Unborn Baby Girls", CNSNews.com, 27 Giugno 2001.).….


Un piano di azione nazionale diretto a favore delle bambine è stato formulato nel 1992 e mira a garantire la parità di stato per le bambine, fissando obiettivi specifici per la loro sopravvivenza dignitosa. Tuttavia, l'obiettivo della legge non è stato raggiunto a causa di lacune legislative e per la mancanza di una sua corretta attuazione. Anche se la legge è un potente strumento di cambiamento essa da sola non è in grado di modificare questo enorme problema umano e sociale. L’essere femmina è uno svantaggio non solo per considerazioni di natura economica ma anche per fattori socio-culturali, come ad esempio la trasmissione del lignaggio attraverso i maschi. Il lavoro coordinato di leader politici e religiosi, di organizzazioni di volontariato, dei media, di operatori della sanità e delle forze dell’ordine che sé colto a promuovere profonde modificazioni di pensiero che possano cancellare la discriminazione delle donne in India.La discriminazione infatti accompagna tutta la vita di una donna indiana, fin dalla sua origine, in ogni fase, e la discriminazione di genere è talmente profonda che secondo una estrapolazione di dati ottenuta analizzando il Census of India del 2001, a circa 30 milioni di donne, per mano di un altro essere umano, non è stato concesso né il diritto di nascere né quello di sopravvivere al primo anno di vita.

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